L’importanza dei medici volontari nelle missioni umanitarie

Quella del medico è da sempre vista come una figura nobile e positiva, che si occupa quotidianamente di salute e cura delle persone e che opera per il bene del prossimo. Si tratta di una professione di cui c’è particolare bisogno ovunque, in particolare in quelle zone del mondo più svantaggiate rispetto ad altre e dove il benessere personale non è garantito.

Per questo motivo la richiesta di medici pronti a svestire i loro “panni tradizionali” per indossare quelli di volontari è sempre molto alta e riguarda, a seconda della missione e del luogo di destinazione, professionisti preparati di ogni area, tra cui infettivologi, medici di salute pubblica, medici di pronto soccorso, pediatri, psichiatri, radiologi, ecc. A tal proposito, scopri le offerte di lavoro per medici all’estero. Diventare medici volontari è una scelta che, oltre a portare enormi benefici per la comunità in cui si arriva, genera anche effetti positivi sulla persona stessa: innalza la gratificazione personale e permette di fare realmente la differenza, di ampliare le proprie competenze in situazioni diverse da quelle che si incontrano nella pratica medica tradizionale e di sviluppare soft skills che diventano un bagaglio fondamentale nel corso della propria carriera.

Quali sono le responsabilità di un medico nelle missioni umanitarie

Di qualunque tipologia di missione umanitaria si tratti, il compito principale di un medico volontario è sempre la diagnosi, la cura e la pianificazione dell’attività medica finalizzata ad aiutare persone in difficoltà e a garantire l’accesso alle cure in quelle parti del mondo in cui è ancora troppo limitato e in cui le strutture mediche sono carenti o inesistenti (paesi in via di sviluppo, zone colpite dalle Guerre, emergenze, ecc.).

A seconda poi del ruolo ricoperto, un medico volontario deve gestire in modo appropriato farmaci e presidi seguendo le linee guida e i protocolli esistenti e deve operare condividendo le attività non solo con lo staff locale, di cui deve gestire supervisione e formazione, ma anche con gli altri componenti dell’equipe medica, valutando con attenzione tutte le azioni e strategie mediche adottate.

Infine, un medico volontario deve registrare e analizzare tutti i casi seguiti, anche a taglio epidemiologico, ai fini di revisioni o consolidamento.

Quali sono i requisiti per un medico nelle missioni umanitarie

Un medico che vuole partire come volontario in una missione umanitaria deve ovviamente essere in possesso della Laurea in medicina e chirurgia, specializzazione completata e iscrizione all’albo professionale di pertinenza. Rispetto ai volontari “semplici”, quello del medico è un ruolo che comporta grandi responsabilità: per questo motivo è necessario avere una comprovata esperienza professionale svolta in autonomia e almeno qualche minima esperienza estera con Agenzie Umanitarie certificate, così da non arrivare completamente impreparati alla missione.

Anche la conoscenza dell’inglese (livello B2) è un requisito obbligatorio, mentre la familiarità con una seconda lingua non è prioritario, ma rappresenta un plus che viene tenuto in forte considerazione, così come le esperienze nei campi di salute riproduttiva, emergenza, pediatria, ortopedia, la formazione in ALS, PBLS, ATLS e l’aver frequentato un corso di medicina tropicale.

Infine, un medico volontario deve essere pronto a partire in ogni momento (in quantoi bisogni dei progetti non sono sempre programmabili in anticipo) e deve poter “stare fuori” per tutto il periodo necessario alla buona riuscita della missione.

Quali sono i benefit di un medico nelle missioni umanitarie

Il medico volontario viene “assunto” con un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato (per la durata della missione). Solo nel caso di medico iscritto all’albo professionale, il contratto diventa parasubordinato per la missione umanitaria, con compenso mensile che segue i criteri della griglia salariale internazionale e cambia in base alle esperienze lavorative pregresse.

Ogni medico volontario riceve poi una diaria giornaliera a copertura dei bisogni di base, mentre le altre spese sono coperte dall’Organizzazione a capo della missione: copertura assicurativa (per la salute, la vita, l’invalidità, il rimpatrio, l’evacuazione medica, la responsabilità civile e la perdita del bagaglio), appoggio psicosociale, spese di viaggio, alloggio e trasporto e vaccinazioni.